Sconfitto il Canada. Possiamo continuare a sognare




Italia – Canada  23 – 18  (pt 13 – 10)

Marcatori: 14’ cp Hirayama, 16’ m. Van der Merwe tr. Hirayama, 17’ m. Rizzo tr. Allan, 25’, 40’ cp Allan, 45′ mnt Evans, 59′ m. Garcia tr. Allan, 72′ cp Hirayama, 80′ cp Allan

Arbitro: Clancy (Irl)

Chi vince ha sempre ragione. E l’Italia di Leeds (38mila paganti sugli spalti!) contro il Canada questo ha fatto. Che sia arrivata a vincere al termine di una partita monopolizzata (possessi e territorio, per non parlare dei superamenti della linea del vantaggio e dei placcaggi efficaci) dagli avversari e decisa da una meta nata da un’ingenuità dell’estremo in maglia rossa che, senza alcuna pressione, ha calciato malamente in rimessa laterale una palla da lui stesso portata dentro i 22… poco conta e poco interessa. In caso di sconfitta saremmo qui a celebrare il de profundis di una Nazionale che non ha mai convinto e che poco ha regalato in termini di cinvolgimento emotivo, per non dire di passione popolare (quella,se vinci una aprtita l’anno, è difficile che si generi). Con una vittoria all’attivo abbiamo prolungato di qualche giorno un sogno (i maligni diranno che si tratta di un’agonia) che abbiamo tutto il diritto di alimentare e di custodire con cura: quello di entrare nel gruppo delle otto Nazionali più forti del mondo. Potercela fare dopo aver visto come ci ha strapazzato il Canada e di che cosa sono stati capaci atleti come Van der Merwe, i fratelli McKenzie e l’estremo Evans che noi non abbiamo e di cui difficilmente disporremo per il futuro, è impresa fra le meno agevoli. Se non proprio impossibile: quasi. Ma farci del male serve davevro a poco. Teniamoci le mete di Rizzo e di Garcia, le pedate vincenti di Allan e il ricordo di una partita che poco di buono ci ha regalato tranne l’esito finale. Per una squadra da anni abituata a incamerare sconfitte, non è poco. È molto, moltissimo, forse tutto. Domenica tocca provare a battere l’Irlanda. La logica e il buon senso dicono che NON è impresa neanche lontanamente alla portata della banda Bunel. Ma provarci costa (quasi) niente. Senza dimenticare che, finita l’esame coi Verdi, toccherà misurarci con una Romania assetata (sportivamente parlando) del nostro sangue e dotata di un blocco dei primi cinque capace di intimorire e di mettere sotto fisicamente i pari ruoli della Francia. Così, tanto per gradire.

Maper la serie: le cose importanti della vita sono altre, segniamoci tutti nella memoria il minuto 58, quello dell’ingresso in campo di Mauro Bergamasco, l’uomo del quinto Mondiale (lui, nel 1999, c’era!). Che, sia detto per inciso e per i distratti, ha salvato almeno due situazioni super critiche dentro i nostri 22. Così, tanto per gradire e per marcare ancora una volta la differenza fra i buoni giocatori e quelli grandi davvero.