Babe, la più grande di sempre

Mildred "Babe" Didrkinson



Mildred ‘Babe’ Didrikson è stata la più grande atleta del secolo scorso, e forse di tutti i tempi. L’aspetto più singolare della sua carriera è rappresentato dal numero e dalla varietà di discipline sportive nelle quali questa ragazza texana di origini norvegesi ha raggiunto risultati straordinari: baseball, basket, atletica, nuoto, football, cricket, golf, tennis e perfino boxe e biliardo sportivo.
Per di più, era anche portata per le arti, e divenne un’ottima cantante e suonatrice di armonica.
In ognuna, perciò, delle attività che Mildred aveva iniziato nella propria vita, era riuscita a primeggiare, talora mettendosi in competizione con gli uomini in un’epoca in cui molti guardavano non certo di buon occhio lo sport femminile, e alcuni addirittura lo ritenevano sconsigliabile per una serie di ragioni pseudoscientifiche: sulla base dell’idea, insomma, che le donne non fossero in grado di sostenere sforzi rilevanti di alcun tipo.
Mildred era nata il 26 giugno del 1911, da una famiglia di emigranti norvegesi. Aveva sei fratelli.
Fin dall’adolescenza aveva evidenziato delle qualità fuori dal comune per ogni tipo di sport.
In particolare, si era distinta assai precocemente nel baseball, e proprio per questa ragione le avevano affibbiato il soprannome di ‘Babe’, in onore del più grande giocatore di baseball dell’epoca: Babe Ruth.
Giocando a basket, inoltre, si era messa in luce al punto da meritare un posto in una squadra semiprofessionistica di Dallas, le ‘Golden Cyclones’.
Nel frattempo, aveva iniziato a praticare anche l’atletica leggera, arrivando nel giro di pochissimo tempo a diventare la migliore americana su un gran numero di specialità, che andavano dalla velocità, al lancio del giavellotto, al salto in lungo e in alto.
Pochi mesi prima delle Olimpiadi di Los Angeles, nel 1932, Mildred prese parte ai trials, – delle vere e proprie selezioni in funzione della partecipazione ai Giochi – e riuscì da sola a far vincere la propria squadra di basket, oltre che primeggiare in otto gare di atletica, vincendone cinque.
Pur essendosi meritata il diritto di partecipare ad altrettante competizioni olimpiche, fu costretta a sceglierne solo tre, perché a quell’epoca il regolamento imponeva questo massimo. Mildred scelse, quindi, il lancio del giavellotto, gli ottanta metri a ostacoli e il salto in alto.
Vinse l’oro nelle prime due specialità, e di fatto arrivò prima a pari merito anche nella terza, ma la giuria assegnò la vittoria all’altra atleta in virtù di una valutazione ‘estetica’ del salto: sport di altri tempi.
In quegli anni, l’immagine che ‘Babe’ Didrikson dava di sé stessa alla stampa, era quella di una ragazza fin troppo sicura di vincere sempre e comunque, al punto di apparire in certi casi un po’ arrogante.
Si presentava alle interviste, poi, munita della sua armonica, e dava spettacolo suonandola davanti ai giornalisti: in questo modo, a molti dava la sensazione di voler relegare nell’ombra tutte le avversarie, e di volerle mettere in secondo piano.
In un certo senso, insomma, fu un’antesignana dei modi di fare di un altro grande sportivo che nel corso della propria carriera si sarebbe manifestato ai media in modo da alcuni ritenuto un po’ troppo presuntuosamente spettacolare: Cassius Clay.
Ad ogni buon conto, dopo la vittoria olimpica Mildred decise di lasciare l’atletica e di dedicarsi a un altro sport: il golf. Si applicò in modo ferreo a quest’attività, e come al solito arrivò ben presto a essere la migliore.
Iniziò a vincere i primi tornei, e in capo a pochi anni divenne una giocatrice professionista, che aveva i numeri per competere coi migliori maschi nei tornei ‘open’. Babe superò ogni record di vittorie, arrivando ad accumularne trenta nel corso della carriera: un record ancora imbattuto.
Nel 1938, proprio in occasione di un torneo di golf, Mildred conobbe colui che sarebbe diventato suo marito: l’ex campione di wrestling George Zaharias. Quest’ultimo, un lottatore di origine greca dal fisico massiccio, rinunciò ben presto al proprio avviato lavoro di organizzatore di eventi di wrestling, per dedicarsi totalmente all’attività professionistica della moglie e seguirla in tutti gli spostamenti in giro per l’America e per il mondo.
Dopo il matrimonio, Mildred si impegnò nel dare di sé stessa un’immagine diversa rispetto al passato, e in qualche modo più femminile. Mise in giro la voce di essere più bassa e più leggera di quanto fosse in realtà (era alta circa un metro e sessantacinque per una sessantina di chili), e perfino di essere più giovane: in alcune statistiche dell’epoca, infatti, risultava essere nata nel 1914, pur essendo del 1911. Fece in modo, poi, che si desse un notevole risalto al fatto che fosse un’ottima donna di casa e un’eccellente sarta, in grado addirittura di cucirsi da sola i propri vestiti.
Inoltre manifestò in chiave pubblica e in tutte le numerose occasioni che aveva a disposizione, un interesse spiccato per moda, profumi, abbigliamento intimo, ed altri elementi che andassero a bilanciare il proprio aspetto fisico e i propri modi di fare: i quali – a detta di molti giornalisti – apparivano decisamente mascolini, al punto che per lei avevano coniato il nomignolo di ‘Texas tomboy’: il ‘maschiaccio’ del Texas.
In altri termini, pareva che Mildred volesse mascherare la propria reale inclinazione sessuale, che l’avrebbe resa impopolare e inaccettabile nell’America moralistica degli anni a cavallo fra i trenta e i cinquanta.
Varie biografie fanno in effetti riferimento in modo esplicito alla possibilità che la più grande atleta della storia americana fosse lesbica o comunque bisessuale, e indicano come sua compagna – per lo meno dal 1950 fino al 1956, l’anno della sua morte – una giovane golfista che aveva vent’anni meno di Babe, e che proprio in quel periodo andò addirittura a vivere con lei e il marito: Betty Dodd.
Betty stette vicina a Mildred soprattutto nel corso degli anni più duri della malattia, assistendola fino alla fine.
Ovviamente, la situazione non era particolarmente gradita a George Zaharias, e ci sono testimonianze che indicano come le due donne non sopportassero la presenza in casa dell’ex lottatore.
Negli anni settanta è stato prodotto un film per la televisione dal titolo ‘Babe’, ispirato alla vita di Mildred Didrikson. diventata un’icona del femminismo dell’epoca.