Con la prossima saranno cinque. Di Coppe del Mondo. “Andiamoci piano .- dice Mauro Bergamasco – All’inizio dei mondiali mancano tre settimane. Diciamo che per il momento sono alla quinta convocazione per una fase finale della Coppa del Mondo”.
Un record che – scaramanzia e prudenza a parte – il flanker padovano andrà a condividere con il samoano Brian Lima. “E’ una grande soddisfazione – prosegue – ma per ora non ci penso. Sono concentrato sugli allenamenti, sulla preparazione. Di statistiche e altre cose del genere farò una valutazione solo dopo i mondiali”.
Mauro Bergamasco ha debuttato in nazionale il 18 novembre del 1998, affrontando l’Olanda. Era l’Italia allenata da Gorge Coste e Mauro aveva 19 anni. Da allora di caps ne ha messi insieme 103. Gli chiediamo come è cambiato il rugby in questo lungo lasso di tempo. “Direi tutto. In particolare nella preparazione fisica e nella prestanza dei giocatori. Oggi c’è una velocità, un dinamismo e una potenza non paragonabile a quella di quando ho iniziato a vestire la maglia azzurra. Sono cambiate – per l’integrità di chi gioca e per favorire lo spettacolo – anche le regole, soprattutto quelle relative alle fasi statiche, ossia mischia ordinata e rimesse laterali, e questo ha portato di conseguenza a una sempre maggior importanza della tattica e della tecnica, sia individuale che di squadra. Un altro rugby, insomma”.
Che poi Bergamasco era titolare in nazionale senza ancora esserlo nel Petrarca, squadra in cui militava all’epoca. Forse anche questo è un record. “Non so se sono l’unico – risponde – Di sicuro a me è successo questo, che comunque è abbastanza inusuale”.
L’Italia debutterà al mondiale il 19 settembre, affrontando, a Londra, la Francia. Quindi il 26 settembre il Canada, il 4 ottobre l’Irlanda e l’11 la Romania. Si qualificano le prime due. Qual è l’obiettivo? “Semplice: vincere le partite senza fare calcoli di sorta. Per me non c’è una partita chiave. Francia e Irlanda sono forti, ma non sottovaluto Romania e Canada, perché so che hanno la stessa determinazione e la stessa voglia che abbiamo noi. Pensiamo a vincere la prima intanto, e poi ci concentriamo sulla seconda. Senza badare troppo ai test premondiali, che sono sì indicativi, ma fino a un certo punto, perché in tanti erano fermi da tre mesi, perché gli allenatori fanno giustamente degli esperimenti”.
A proposito di test di preparazione. Durante la prima partita con la Scozia, Vittorio Munari, commentatore per Dimax, ha detto che Mauro Bergamasco è uno dei migliori giocatori italiani di sempre e che avrebbe potuto giocare anche in più ruoli. “Non può che farmi piacere perché Munari è uno dei più grandi intenditori di rugby in assoluto. Quando allenava mi ha fatto debuttare con la maglia del Petrarca in Coppa Europa e poi l’ho avuto come general manager dal 200 al 2003 a Treviso. Mi conosce bene, direi”.
A propositi di Petrarca: segue ancora la squadra padovana e il rugby di Eccellenza? “Poco a dire il vero – ammette Bergamasco – Negli anni in cui ho giocato a Parigi, dal 2003 al 2012, non seguivo per niente. Qualcosa in più da quando sono tornato in Italia. Due stagioni fa ho visto qualche partite del Rovigo, dove giocava mio fratello Mirco. Non vorrei però essere frainteso: se ho seguito poco è perché giocavo con le Zebre e, nel tempo libero, pensavo a organizzare i miei campus, non certo per disinteresse. Dopo i mondiali, dato che smetterò di giocare come ho annunciato già da mesi, di sicuro avrò più tempo”.
Domanda secca: chi vince i mondiali? “L’Italia”. Riformuliamo: chi arriva secondo? “Quello precedente era un augurio, anche se sotto sotto non scherzavo, perché è giusto puntare il più in alto possibile. E poi sarebbe un bene per tutti che una volta tanto si imponesse una squadra che non parte con i favori del pronostico; se succedesse l’interesse nei confronti del rugby lieviterebbe. La mia favorita è l’Inghilterra perché è forte e gioca in casa, ma neppure gli All Blacks sono male…”
