Pertile e Riparelli tra i deferiti dalla Procura Antidoping




di Massimo Zilio

La notizia ha di certo stupito e sorpreso, suscitando reazioni diverse: anche due campioni padovani, Jacques Riparelli e Ruggero Pertile, compaiono nella lista dei deferiti dalla Procura Antidoping. Per tutti i 26 atleti coinvolti sono stati chiesti due anni di squalifica. Verso di loro ci si è presto divisi, come spesso succede, tra chi pensa “lo immaginavo, sono tutti così”, a chi continua ad aver fiducia sui campioni che magari conosce personalmente e che mai erano stati accostati a casi di doping.

a-pertile-daegu003Al di là della conoscenza diretta e personale, che non può non entrare in gioco quando si parla di atleti di cui si segue la crescita tecnica e personale da anni, il caso merita senza dubbio alcune precisazioni. La vicenda, che nasce poco meno di un anno fa con le audizioni di una sessantina di atleti (tra i quali anche Chiara Rosa, la cui posizione è stata archiviata come per Anna Giordano Bruno), riguarda il sistema “whereabouts”: ogni atleta di interesse internazionale è tenuto a comunicare alla federazione dove si trova, per rendere possibile i controlli antidoping a sorpresa. Sulla base del regolamento la mancata comunicazione viene equiparata a un mancato controllo e quindi dopo tre casi può scattare la squalifica.

Non si tratta dunque di un’accusa d doping, nè di un’accusa di mancato controllo: nessuno si è fatto negare a una visita dei medici incaricati dall’antidoping.

Precisazioni che non sono solo formali. Il grande numero di atleti coinvolti e il fatto che molte contestazioni risalgano anche al 2011 lasciano lo spazio alla possibilità che non si tratti di volontà di “imbrogliare”, ma di disattenzioni se non ancora di problemi nel funzionamento del sistema, come in molti già in occasioni delle prime audizioni in procura hanno fatto intendere.

Jacques Riparelli
Jacques Riparelli

In attesa che la situazione venga chiarita e che la procura faccia comunque chiarezza sulla situazione si possono comunque fare delle considerazione. La lotta antidoping sembra alle volte raggiungere dei risultati paradossali. Le richieste che si fanno agli atleti come nel caso della reperibilità sembrano andare anche oltre quello che potrebbe essere legittimo per qualsiasi persona. L’obiettivo di tutelare la salute degli stessi atleti, come pure quello di garantire la regolarità nello svolgimento delle competizioni, è di certo fondamentale, ma sacrificare la libertà personale di chi fa sport ad alto livello non sembra essere la soluzione perfetta.

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